La Via Clodia si inserisce nel quadro di creazione di una fitta rete di strade di unificazione territoriale dopo la sottomissione delle grandi città etrusche a Roma per fondare degli avamposti militari con la funzione di controllo del territorio (Tarquinia nel 281 a.C., Vulco nel 280 a.C.; Cerveteri nel 273 a.C; Volosinii nel 265 a.C.). Doveva costituire l’asse mediano dell’Etruria meridionale e collegare l’entroterra tarquinese e ceretano.

La conquista di Vulci da parte romana fu molto violenta: la sconfitta del 280 a.C. la priverà di gran parte del territorio e dell’area costiera; nacquero la colonia romana di Cosa, le prefetture di Saturnia e Statonia ed il Forum Aurelii. La sconfitta di Vulci portò anche alla costruzione nel 241 a.C. della Via Aurelia e la città incominciò ad essere abbandonata.

Lungo la costa nel II sec. a.C. vengono fondate le colonie di Heba e di Cosa. Il territorio viene così diviso: a nord del fiume Alberga diviena Colonia di Heba mentre a sud colonia di Cosa.

A Vulci restarono le zone centro – orientali del suo ager, fra cui probabilmente Cellere; vicino alle metropoli in declino continuavano a vivere santuari campestri come Tessennano e piccoli centri come Cellere (dove sono state trovate tombe dal tipico impianto a corridoio con serie di cellette laterali, note a Vulci nel II-I sec.a.C). .

Intorno al III-II sec. a.C. come abbiamo visto, le campagne erano costituite da piccole fattorie isolate dove abitavano i coloni; l’amministrazione si articolava sul municipio di Visentium e di Statonia, mentre i centri minori erano amministrati da magisteri pagi che scomparvero con la creazione dei municipi.

Con l’età tardo repubblicana ed imperiale tali fattorie decaddero ed il territorio fu ridotto ad ager publicus dove i proprietari rimanevano in qualità di occupatores. Il breve periodo di utilizzazione delle fattorie e l’accentramento della proprietà fondiaria, sono alla base della scomparsa degli assi viari antichi. Le fotografie aeree comunque mostrano intorno a questi pagi un tessuto viario regolare con assialità ortogonali.

Si affermarono numerose ville lungo la via Aurelia, come quella di Settefinestre presso Cosa che erano utilizzate per produrre vino, olio, ecc.

Tale sistema di produzione viene a cadere nel corso del II sec.d.C.. A tali edifici si sostituiscono lussuose ville sulla riva del mare ed il territorio viene organizzato come un grande latifondo. Alcune di queste ville resistettero fino al V sec.d.C., nonostante che il territorio stesse subendo un progressivo impaludamento.

La guerra annibalica determinò un progressivo impoverimento della città di Vulci che diverrà un piccolo municipio ascritto alla Tribù Sabatina. I resti romani di questo periodo testimoniano di una costante decadenza. Il cristianesimo intorno al IV sec.d.C. installa a Vulci una sede vescovile che nell VIII sec. si trasferisce a Montalto di Castro. La località da quel momento prese il nome di “Pian dè Voci”.

Come accennavamo, nel corso del III sec. a.C., sconfitta Vulci, vennero create le prefetture di Saturnia e di Statonia, città che si erano dimostrate neutrali; esse vennero collegate a Roma tramite la Via Clodia. Le prefetture erano così divise: Saturnia nell’area nord di quello che era stato il territorio di Vulci, mentre Statonia controllava l’area meridionale dello stesso territorio.

Come abbiamo visto il percorso della via Clodia da Tuscania a Saturnia sembra passare per Castro e per Poggio Buco collegate entrambe a Vulci ed a Tuscania; da ciò il confine fra le due prefetture si può porre fra la riva ovest del lago di Bolsena ed il Fiora.

Erano nel territorio di Statonia i villaggi della zona del lago di Mezzano, Latera e Gradoli; meno certa è l’appartenenza allo stesso territorio della zona di Pitigliano con i relativi centri abitati. Il confine meridionale era costituito dall’Arrone. Prima del 90 a.C. apparteneva a Statonia anche Visentium, sul lato orientale del lago di Bolsena. Forse il confine fra tale prefettura ed il territorio rimasto a Vulci era coincidente con la catena dei Monti di Canino – Monte Fumarolo, seguendo il confine naturale fra l’Arrone ed il Fiora.

Alcuni studiosi come il Toynbee ed il Pfiffig collocano sul Fiora il confine fra le due prefetture, assegnando molto più territorio a Vulci.

Dopo la guerra sociale e la formazione dei nuovi municipi, mutò nuovamente

l’assetto del territorio. Con la Lex Iulia si restrinse di molto il territorio delle prefetture che

persero importanza.

Nel 183 a.C. Saturnia era già colonia romana, mentre per quel che riguarda Statonia, è probabile che il centro abitato dopo l’età augustea, abbia cessato di esistere come nucleo importante. Infatti Statonia non viene riportata sulla Tabula Peutingeriana come Statio della Via Clodia che invece cita Tuscania, Maternum e Saturnia.

In età tardo-antica sul luogo di Statonia nacque una villa nota come Castrum Felicitatis.