Non si può concludere l’argomento Castro senza soffermarci sul problema della sua presunta identificazione con Statonia, città nominata in tanti testi antichi e nel cui ager si troverebbe il Fanum, il Santuario di Voltumna, molto sacro agli antichi. Nella carta dell’agro toscanese e sue adiacenze del 1778 del Turiozzi, la via Clodia attraversa l’ager statoniensis ma non è indicata Statonia, città che alcuni fanno coincidere con Castro (Ward Perkins, Dittatore, Baggiani), altri collocano a due miglia a nord di Castro presso il lago di Mezzano (forse lacus statoniensis degli antichi).

L’ager Statoniensis doveva estendersi fra quelli di Saturnia e Sovana a nord, Tarquinia a sud, Volsinii ad est e Vulci ad ovest. La connessione fra l’Ager statoniensis ed il Lago di Bolsena è indicata sia da Vitruvio che da Plinio per la presenza del “lapis albus”, pietra solida per costruzioni peculiare sia dell’agro che del lago. Plinio e Seneca menzionano un lacus nell’ager statoniensis che sembra essere il lago di Mezzano.

E’ più verosimile che Statonia sia da riconoscersi nella località detta Le Sparne, sulla destra del fiume Flora, a metà distanza fra i centri abitati di Pitigliano e Manciano (tesi di Pallottino, Scullard, Harris).

E’ situata su un altopiano di tufo ed è divisa dalla necropoli di Poggio Buco da un fossato dove sono state ritrovate le ghiande missili con la sritta Statnes . La località si chiama appunto Le Sparne e tale ritrovamento ha fatto propendere per l’identificazione di Statonia con questo sito.

Le Sparne deve aver avuto un periodo di floridezza fra il VII –Vi sec.a.C. ed intorno al IV sec. a.C. deve aver conosciuto un periodo di recessione che ha coinvolto anche il territorio di Vulci; ciò e testimoniato dalla mancanza di sepolture databili in quel secolo.

Una ripresa economica è documentata fra il III ed il I sec. a.C..

Le Sparne doveva essere un castellum volto al controllo dell’entroterra vulcente in un punto nodale per il contatto con aree culturali diverse; inoltre il Fiora che verso meridione si apre in una vallata molto fertile, i boschi ricchi di legnami anche pregiati, lo stesso corso d’acqua che lega Le Sparne con la costa, sono elementi che permisero un grande sviluppo ed assicurarono a quel territorio un ruolo importante nell’ambito del popolamento dell’area vulcente. Per queste ragioni risulta essere verosimile l’ipotesi di Cloude de Ruyt per cui la Via Clodia dopo essere passata per Castro, toccasse il territorio di Le Sparne – Poggio Buco per poi raggiungere Saturnia.

Oggi sono visibili alcune opere scoperte nel corso degli scavi del Pellegrini alla fine del secolo scorso : resti di una cinta in opus quadratum8 che racchiudeva un’area di circa nove ettari realizzata in blocchi di tufo, una piazza lastricata, il tracciato di almeno tre strade, due delle quali verso Vulci, una terza verso Saturnia; le necropoli si trovano nelle località intorno: Le Sparne, Poggio Buco, Selva Miccia, Insuglietti di cui la più importante è quella di Poggio Buco. Tale necropoli è ricavata in un altopiano di tufo con tombe che si sovrappongono anche in tre, quattro ordini. La maggior parte di queste sepolture sono di età arcaica (VII – VI sec. a.C.), di tipo rupestre a camera semplice e breve corridoio d’accesso a volte con decorazioni architettoniche a rilievo. Altre sepolture sono di età etrusco – romana (III – I sec. a.C.).(cfr. mappa Le Sparne – Poggio Buco)9. Il ritrovamento di tipologie ed elementi decorativi presenti in altri centri del territorio vulcente fa comprendere la grande vivacità di scambi commerciali che interessa in questo periodo tutto l’entroterra.

Infine si ricorda la scoperta di un altro piccolo insediamento, probabilmente agricolo, posto lungo il fosso Limeto alla confluenza con il Fiora, a circa 1,5 chilometri a sud di Poggio Buco.