Una delle fonti più importanti per lo studio del tracciato della Via Clodia è la Tabula Peutingeriana (allegato 1.1), carta itineraria romana elaborata nel sec. III; tale carta per l’ultimo tratto indica un tragitto Tuscania – Maternum – Saturnia di 29 miglia ponendo Maternum a 12 miglia da Tuscania e a 17 miglia da Saturnia. La statio di Maternum è stata identificata da vari studi con Ischia di Castro o con Canino: lo studio danese (Poulsen – Saxtorph – Skydsgaard, 1977), escludendo la possibilità di un tracciato Canino – Castro – Saturnia, propone un tracciato che passa per Tuscania, Piansano, Valentano, tocca il Fiora e piega verso ponte S. Pietro attraversando l’area di Castro.

Lo studio del Lopez Pegna (1953) indica un percorso Tuscania-Arlena-Cellere-Ischia di Castro-Saturnia, identificando Maternum con Ischia di Castro. L’esistenza di tale strada, che ricalca l’antica via di Semonte è confermata anche dai rinvenimenti archeologici nella Selva del Lamone tra i quali è da ricordare la presenza del pagus di Semonte che sembra confermare l’esistenza di una rete viaria di attraversamento della Selva e di congiunzione fra i vari pagi esistenti lungo i suoi margini ed al suo interno.

Harris (1971), rilevando l’importanza militare della Via Clodia concorda con il tragitto indicato nella Tabula Peutingeriana disegnando un tracciato Tuscania -Castro (Statonia)- Saturnia.

Le carte di epoca recente sono indicative in quanto i tracciati con ogni probabilità insistevano sulle antiche strade. Fra queste citiamo le seguenti.

La carta della “Diocesi del Lazio occidentale nel XIII – XIV sec.” ricostruita da Giulio Battelli nel 1946: in questa carta si vede una strada che passando per Tuscania si dirige verso Arlena e Tessennano per poi dividersi; un tronco prosegue verso Canino e Montalto di Castro, l’altro sale verso Piansano e Valentano.(allegato 1.2)

Innocenzo Mattei, nella carta da lui redatta nel 1674 “Carta topografica del territorio di Roma” segna il tracciato della “Via Claudio antiqua” : passa a nord-est di Tuscania e tocca i siti di Pianzano (identificata con la statio di Maternum) e Valentano per poi salire verso Casino del Duca. (allegato 1.3)

Nella carta redatta nel 1696 da Giacomo Filippo Ameti “Il Patrimonio di S. Pietro” sono ben visibili due strade: una parte da Tuscania e passa per Arlena, Cellere, Ischia di Castro e poi piega verso Valentano; l’altra segue il percorso Tuscania, Canino, Pianiano, Castro (anche in questo studio identificata con Statonia), per poi salire per Ponte S. Pietro e Pitigliano; quest’ultimo tratto tenderà a scomparire nelle carte successive. Anche se L’Ameti non identifica la Via Clodia con nessuna delle due, è probabile che il tracciato che ricalca l’antica strada romana sia quello che si dirige verso Pitigliano e Sovana. (allegato 1.4)

Nella Regionum Italiae Meduiarum Tabula Geographica incisa in rame da Guglielmo Delisle (1711) la Via Clodia passa per Blera, Bisenzio, Lacus Statoniensis e Sovana; sulla stessa tavola un’altra strada passa per Blera, Tuscania, Maternum (identificata con Ischia di Castro) e Saturnia. (allegato 1.5)

Nella carta dell’Agro Toscanese e sue adiacenze di Francesco Antonio Turiozzi (1778) il tracciato di tale strada dopo aver toccato Tuscania, giunge a Piansano e Valentano passando per il lago di Mezzano ed entra nell’Ager Statoniensis, ossia nelle terre soggette a Statonia, città la cui collocazione è ancora discussa fra la zona di Castro e la località Le Sparne fra i centri di Pitigliano e Manciano a nord del lago di Bolsena; un’altra strada senza nome congiunge Tuscania con Arlena, Tessennano, Cellere, e si dirige verso la città di Castro. (allegato 1.6)

Diverso è il tracciato che si può rilevare nella carta di Monsignor Morozzo Il Patrimonio di S. Pietro (1791) in cui si nota una strada che provenendo da Blera, passa per Tuscania, Canino, Castro per dirigersi verso il Ponte S. Pietro e giungere a Manciano o dirigersi verso Pitigliano; sulla stessa tavola un’altra strada passa per Tuscania, Arlena, Cellere, Ischia di Castro per poi dividersi in due rami, uno piega verso Castro, l’altro verso Valentano. (allegato 1.7)

Nella carta archeologica della Tuscia elaborata da Paolo Giannini (allegato 1.8), la zona oggetto del nostro studio è attraversata essenzialmente da due strade: una passa per Tuscania, Arlena, Maternum (identificata con una località fra Marta e Cellere), e sale verso Valentano e Gradoli; l’altra passa per Arlena, Tessennano e Canino e si biforca in due tronchi, uno si dirige verso Montalto di Castro, l’altro verso Cellere e Valentano.

Un’altra carta interessante esaminata è quella della “Rete stradale antica e moderna ad ovest del lago di Bolsena” tratta da uno studio di Claire de Ruyt in cui la Via Clodia passa per Tuscania, per Maternum (località identificata con un sito dalle falde dei Monti di Canino) per dirigersi verso Castro, Poggio Buco e Saturnia. (allegato 1.9)

Interessante è anche la Carta redatta nel 1802 da Bernardino Olivieri: Carta del Patrimonio di S. Pietro, Sabina, Campagna di Roma in cui è riportato un tracciato che da Tuscania passa per Arlena, Tessennano, Cellere ed Ischia di Castro; essendo questa l’unica strada che si dirige verso Sovana è fondato pensare che ripercorresse il tracciato presunto dell’antica Via Clodia. (allegato 1.10)

La stessa strada è riportata nella carta redatta da Giovanni Maria Cassini poco più tardi (1816-1824). (allegato 1.11)

Come abbiamo visto non è possibile identificare con certezza il possibile tracciato dell’antica via Clodia; sicuramente doveva essere una strada importante e si distingueva dalle altre numerose strade romane per i numerosi tagli praticati nella roccia che permettevano di attraversare le gole profonde di alcune regioni.

Riassumendo: alcuni studi vogliono che la Via Clodia toccasse Arlena, Cellere, Ischia di Castro e proseguisse per Farnese, Selva del Lamone, Poggio Buco o per Piansano e Valentano; altri studi vogliono che la strada passasse per Canino, Castro, Poggio Buco e Saturnia.

Come hanno osservato Claire De Ruyt e Bianchi Bandinelli è difficile che la Via Clodia attraversasse la foresta della Selva del Lamone date le asperità della zona e le conseguenti difficoltà di percorso, anche se sono state rinvenute tracce di una strada romana che conduceva da Farnese a Pitigliano; probabilmente la Via Clodia passava ad ovest della stessa come è verosimile considerando le distanze indicate dalla Tabula Peutingeriana.

Da Roma a Tuscania la Via Clodia seguiva un tracciato quasi rettilineo e probabilmente tale tracciato continuava fino a Saturnia; da Tuscania a Saturnia il percorso più semplice e diretto passa per Canino, Castro e Poggio Buco e si tratta di un tracciato molto prossimo al vicus di Cellere. Questa regione è meno impervia di quella di Arlena ed Ischia di Castro; da ciò deriva che questo è il percorso più probabile dell’antica Via Clodia, ipotesi suffragata dal ritrovamento lungo di essa di numerose vestigia di epoca etrusco – romana e di imponenti tagliate, come la Cava di Castro, che testimoniano dell’importanza della strada che le doveva attraversare.(vedi Strade etrusche e romane: possibili tracciati nei dintorni di Cellere) (cfr.allegato 1.1)