Attraversato il pianoro del Pianetto, G.A.Baragliu, nel suo saggio sulla viabilità nel Quaderno sulla Carta Archeologica di Farnese, sostiene che il tracciato costeggi la Selva del Lamone, su un percorso più o meno sovrapponibile a quello dell’attuale strada provinciale per Pitigliano.

Troppo complesso sarebbe stato attraversare l’impervio territorio della Selva, dove pure numerose sono i siti dell’età del Bronzo, villanoviani ed etruschi (Rofalco).

Scavalcato l’Arsa la via Clodia puntava quindi in direzione di Poggio Lucio, girandovi attorno e poi , attraversato il fosso della Nova, si indirizzava verso Poggio Buco.

Meno verosimile è l’ipotesi di tracciato per Ponte S. Pietro in quanto questo tracciato escluderebbe la città etrusca di Poggio Buco, allontanandosi da Saturnia.

L’insediamento di Poggio Buco – Le Sparne, presso il Fosso Bavoso a 2 Km. dal fiume Fiora, si sviluppò come importante punto di controllo delle direttrici commerciali verso l’Etruria interna (Chiusi e Orvieto, l’antica Volsinii); rimangono a testimoniarlo numerose necropoli di cui Poggio Buco è la più importante insieme alla necropoli delle Sparne cui si perviene attraverso una via cava ricavata nello sperone tufaceo.

Da Poggio Buco la via Clodia si dirigeva infine a Saturnia entrando nella città, laddove i romani realizzarono l’attuale Porta Romana.

Nelle immediate vicinanze di Porta Romana è stato recentemente disotterrato un altro tratto della via Clodia realizzato con grandi basoli di travertino semplicemente poggiati sul terreno, delimitata da margines che formano una sorta di cordolo laterale. La tecnica costruttiva semplificata, cioè l’assenza di marciapiedi (crepidines) e di rudus di allettamento (presenti nella Cassia), ne sottolinea l’antichità di esecuzione.