Castro: importante cerniera fra il nord ed il sud dell’Etruria
Si tratta di un insediamento etrusco di una certa importanza posto su un pianoro tufaceo alla confluenza fra il Fosso Filonica ed il Fiume Olpeta. Fu abitato già nell’età del Bronzo finale e rioccupato a partire dalla fine del VIII secolo a.C.
Da quanto visto Castro sorse con ogni probabilità sulla Via Clodia in un territorio ricco di acqua, di frumento e di bestiame.
Era in una posizione strategica fra il nord ed il sud dell’Etruria e fra i centri costieri e quelli dell’interno che gravitavano sul lago di Bolsena.
Probabilmente apparteneva al territorio di Vulci anche se altri studiosi credono che gravitasse (almeno dal III sec. A.C. ) nel territorio di Volsinii (lago di Bolsena).
Castro doveva essere un grande centro abitato vista la vastità delle necropoli che circondano l’abitato a nord ed a est: i materiali rinvenuti sono compresi fra la fine dell’VIII e la seconda metà del VI sec. a.C. ed anche molto ricco di bronzo; infatti sono stati rinvenuti molti resti di capanne per forgiatori di manufatti di bronzo.
Come si può facilmente capire dalle carte che ricostruiscono il sistema viario nell’Etruria meridionale, Castro ha svolto un ruolo fondamentale nell’assetto viario e quindi nell’organizzazione del territorio in epoca etrusco – romana.
Osservando la carta archeologica della Tuscia di Giannini, Castro è passaggio obbligato per raggiungere Pitigliano e Sovana, mentre la carta della viabilità anticha redatta da Claude de Ruyt, riporta la Via Clodia che passando per Tuscania e Canino, identificata con la stazione di Maternum, arriva a Castro per poi raggiungere Poggio Buco e Saturnia. Un’altra strada collega Castro con Farnese, Montalto di Castro ed il mare.
Prova dell’esistenza di una grande arteria stradale che passava per Castro è l’imponente tagliata che si trova a sud di Castro sulla riva sinistra del fiume Olpeta. Si tratta di un profondo taglio nel tufo lungo circa 80 m, alto 20,50 m e largo fra i 4 ed i 5 m. che permetteva di superare la gola creata dal fiume. “La Cava” presenta ancora le tracce dell’antica strada che l’attraversava: segni di ruote dei carri, canali di scolo delle acque.
Per dire l’importanza e la ricchezza della Castro etrusca basta riportare due ritrovamenti eccezionali: prima di raggiungere la sommità della rupe si incontra un grande monumento etrusco a forma di altare detto <Ara del Crocifisso>, costituito da tre ambienti coperti a tetto displuviato. Si tratta di un altare funerario scavato nel tufo e decorato con blocchi di tufo e nenfro datato VI sec. a.C. che si trova davanti al santuario del SS. Crocifisso nelle vicinanze della strada che collega Saturnia e Sovana. L’altra scoperta interessante è la <Tomba della Biga> ritrovata nella necropoli nella quota Sterbini: si tratta di una tomba ipogea con un lungo dromos a cielo aperto, vestibolo e camera con uno splendido esemplare di biga etrusca in legno e ferro con rivestimenti in lamina bonzea.
Ritrovamenti
Molto ricco è il quadro delle presenze etrusche intorno a Castro, soprattutto se si considera un’area che ha per raggio la distanza di 2,5 chilometri dall’abitato che è la distanza fra Castro ed il Fiora. Nel settore nord – orientale di questa area, lungo la strada provinciale del Lamone si attestano alcune presenze arcaiche che comprendono sia materiali di un abitato che resti di una tagliata e di alcune tombe a camera. Altri nuclei di materiali coevi sono stati rinvenuti in località La Mina e nei pressi di Valle Cupa.
Nella zona meridionale, oltre alle necropoli disposte ai lati della Cava Buia, sono state identificate una serie di tagliate che seguono la Valle Farinata e che convergono, come peraltro la stessa grande Cava di Castro, verso la località Casale delle Mele Granate. A partire da qui la strada che esce da Castro si divide in almeno tre direttrici: una tendente verso il Fiora, all’altezza di Monte Calvo, le altre due verso Vulci.
Lungo la direttrice orientale, che si dirige verso Monte Calvo, un primo insediamento si incontra su Punton di Villa; un altro, poche centinaia di metri a sud-ovest nei pressi della confluenza fra il Fosso della Paternale ed il Fiora, vede la presenza di un nucleo di materiali d’impasto con olle, ciotole e baccheri e di una tagliata.
Anche le due vie di comunicazione verso Vulci e la zona di Canino vengono segnate dalla presenza di alcune fattorie: lungo la prima, a sud di Casale delle Mele Granate, si incontra un piccolo insediamento, posto sulla riva destra del Fosso Strozzavolpe. Superato il fosso la via tende verso il Monte della Doganella, entrando nell’area bonificata dopo la II guerra mondiale. Qui si trovano due fattorie etrusche i cui nuclei principali sono attorno al podere 12 ed al podere 20.5
Quest’ultimo è posto in un’area quasi totalmente pianeggiante e rappresenta bene il modello degli insediamenti della piana vulcente che differiscono molto dai nuclei abitativi collinari che esamineremo trattando del territorio nei dintorni di Cellere e che sono più diffusi. Si tratta di un insediamento di circa mezzo ettaro di estensione che pur trovandosi sugli ultimi lembi di tufo della piana, ha le zone coltivate su formazioni di travertino; inoltre non presenta aree funerarie visibili, caratteristica condivisa con altri abitati posti in aree pianeggianti.
Il fatto che questi centri, Casale Mariotti, podere 12 , podere 20, siano posti ad una distanza costante fra di loro, di circa 1,5 – 2 km, fa ipotizzare un controllo capillare del territorio effettuato da numerose fattorie.
Giunta al monte della Doganella questa direttrice potrebbe ramificarsi: la prima strada, rivolta a sud-est, toccava Poggio Olivastro e Musignano e costeggiando il Fosso del Timone raggiungeva la città di Vulci al oriente; la seconda strada, piegando verso sud-est, si dirige verso Canino, dove si trovano resti di età arcaica, per poi tendere verso Tuscania.
Sarebbe questa la strada che con il suo tracciato anticipa il percorso della Via Clodia romana.
Lungo la stessa direttrice, parallela alla precedente, si trovano una serie di insediamenti che fanno da cerniera fra l’area collinare e la zona pianeggiante. Il tracciato antico si può recuperare con la presenza dei siti di Vallerosa, quelli lungo il Fosso del Caiolo, il Fosso Scatola e lo Strozzavolpe , prima di tendere più marcatamente ad oriente verso Canino. E’ da segnalare anche la presenza di una tagliata che dal corso d’acqua sale al pianoro di Chiovano .
Questi siti associano alle caratteristiche di quelli collinari, la ricerca costante di corsi d’acqua e di zone di paesaggio più collinare. In quest’area i vari centri sono ancora più vicini, distano fra di loro anche meno di un chilometro.