Venuto meno l’impero romano e con esso la centralità di Roma, sarà appunto il tratto più periferico della via Clodia, quello tra Tuscania, Saturnia e il diverticolo per Roselle, da cui si poteva raggiungere agevolmente Chiusi, ad acquisire centralità ed importanza.

Il tratto di via consolare che perviene a Saturnia risulta essere, a tutti gli effetti, una via pubblica, amministrata, come tutte le altre consolari da un curator viae, la cui competenza non si limitava solo alla strada, ma si allargava al contesto territoriale da essa interessato, la Praefectura Clodia. Tuttavia la sua minore importanza rispetto alle altre grandi percorrenze d’età imperiale è forse il motivo principale per il quale si ricorse ad una pavimentazione in selciato in opera poligonale, solo per il tratto da Roma a Saturnia, riservando questa forma di pavimentazione nei tratti successivi soltanto agli attraversamenti urbani a al loro più diretto intorno.

Tutto ciò è ben visibile a Saturnia, presso Porta Romana, dove ben conservato si presenta un lastricato in grandi blocchi di travertino in opera poligonale, e ancor meglio a Roselle dove recenti scavi hanno messo in
evidenza sia il tratto urbano della strada di ben 100 mt. in basolato poligonale (largo mediamente 3 mt.), sia quello extraurbano, pavimentato in opera mista di ciottoli di fiume.

Questa considerazione spiega la minor larghezza della strada che passa, dopo Saturnia, dalle dimensioni standard di 4,10 mt. a quella di 3 mt. di larghezza e a un tipo di pavimentazione più povera, in ciottoli di fiume, come è appunto possibile osservare ancora oggi sia negli scavi di Roselle che in vasti tratti nei dintorni di Montorgiali e fra i castelli del Cotone e di Montepò, nel comune di Scansano.

Si tratta dunque di un’arteria di importanza secondaria che nulla toglie al fascino di un percorso che si presenta tutt’oggi ancora sostanzialmente integro, percorribile, in un paesaggio di rara bellezza. Del resto il percorso ha ricoperto un ruolo significativo in epoca longobarda, collegando i territori francesi con Roma e mantenendo una sostanziale continuità fino all’epoca leopoldina come strada maestra alternativa alla via francigena.