Il tracciato nel Lazio è illustrato dettagliatamente nel libro di Marta Giacobelli, Via Clodia. All’inizio del novecento, Antonio Minto, sulla base della Tabula Peutingeriana, diede un importante impulso allo studio del tracciato dell’antica via Clodia individuando con precisione i vari luoghi di sosta fra Roma e Tuscania: da Ponte Milvio (ad Pontem Iuliu), la strada si stacca dalla via Flaminia e prende il nome di via Clodia; attraversa il territorio di Veio, passa per la Tomba di Nerone tre miglia dal Ponte Milvio (Ad Sextum), e perviene a Galeria (Careias), in località Rovine di Galeria. Circa due km dopo, proseguendo per il lago di Bracciano, in località le Crocicchie, una fotografia di Ashby ne documenta un lungo tratto di selciato.

Dopo altre otto miglia, Km. 11,8, sulla Tabula è rappresentato un edificio termale, o un centro di una certa importanza. La collocazione, definita dalla distanza di poco superiore a 25 Km da La Storta la situa poco prima del lago di Bracciano laddove nei pressi di Anguillara Sabazia, alle fonti dell’Acqua Claudia, fu scavato un vasto complesso di villa romana le cui strutture evidenziano l’uso delle sorgenti termali attive ancor oggi in località Ad Nonas nei pressi di Vigna di Valle. La via perveniva quindi nella località sulla quale è stata costruita, utilizzando antichi materiali, la chiesa dei SS. Mariano e Liberato, costruita sui ruderi dell’antica Forum Clodii presso Bracciano. L’antica strada prosegue lambendo le località di Manziana, Monterano ed Oriolo e, con tracce riconoscibili, perviene a Barbarano; di qui attraversa il fosso del Biedano per giungere a Blera (Olera). Attraverso un’imponente tagliata lunga 400 m, la Cava Buia la via Clodia perviene a Norchia.

Infine la Clodia, superata Roccarespampani, attraversa la piana boscosa e si dirige verso Tuscania.